Da Milano a San Marino: Expo 2015 ha trovato spazio e contenuti anche nel nostro Paese attraverso varie iniziative, nelle quali sono state coinvolte molte realtà sammarinesi.
“Nutrire il pianeta, Energia per la vita”, il tema di Expo 2015, ha subito orientato la nostra riflessione al problema della fame nel mondo, dello sfruttamento sconsiderato delle risorse, dello spreco e dell’ingiustizia.
Oggi una persona su nove è affetta da malnutrizione; 795 milioni di persone non hanno cibo a sufficienza; 3 milioni di bambini muoiono per cause legate alla fame.
Il 20% della popolazione mondiale consuma l’80% delle risorse con grandi percentuali di spreco, mentre l’altro 80% della popolazione soffre la fame e la sete.
Le multinazionali sfruttano in maniera consistente le preziose risorse del pianeta, come l’acqua, per le loro produzioni, privando le popolazioni locali di un bene essenziale per la loro sopravvivenza, orientano le coltivazioni per i loro scopi commerciali modificando la colture locali, magari più adatte al clima, e impoveriscono la biodiversità.
Le regole del mercato globale continuano a mantenere nella povertà le popolazioni dei paesi cosiddetti in via di sviluppo, imponendo regole che favoriscono l’arricchimento dei paesi ricchi a discapito di quelli poveri, così come favoriscono l’arricchimento delle multinazionali a discapito delle imprese e delle famiglie dei paesi produttori.
Il mancato rispetto del pianeta, lo sfruttamento sconsiderato delle risorse e l’inquinamento crescente della società dei consumi mette in serio pericolo la vita di ognuno di noi.
Questo è solo un piccolo fotogramma di quello che accade ogni giorno sulla terra e che ha a che fare col diritto al nutrimento e col rispetto del creato.
Di fronte a questa grave e triste realtà, abbiamo pensato che il nostro contributo quale Associazione di solidarietà, nell’ambito delle iniziative dedicate ai temi di EXPO, potesse essere quello di organizzare momenti di approfondimento, di confronto e di riflessione, convinti che, con la giusta consapevolezza, possiamo cambiare le cose che non vanno. L’Associazione ha così organizzato un ciclo di tre incontri proponendo una riflessione legata al tema del cibo e dell’acqua non come merce, ma come diritto essenziale che interpella il senso di giustizia e di carità di ognuno di noi e di porre l’accento sulle tematiche dello sfruttamento indiscriminato delle risorse, dell’inquinamento crescente della società dei consumi e della necessità di cambiare i nostri stili di vita.
Nel primo incontro, che si è tenuto il 15 maggio 2015, il Prof. Matteo Mascia[1], nel suo intervento dedicato al tema dell’Expo “Nutrire il pianeta”, ha toccato gli aspetti legati ad un’alimentazione giusta, sostenibile e conviviale, mentre nel secondo incontro del 25 settembre p. Adriano Sella[2], proprio considerando il grido della terra, sfruttata e inquinata, e il grido dei poveri, affamati, emarginati e sofferenti, ci ha detto che è urgente cambiare i nostri stili di vita sottolineando che non si tratta di un cambiamento per necessità, ma di un cambiamento per virtù e che ognuno di noi può essere artefice di un cambiamento che comincia dai nostri gesti quotidiani, anche da quelli più semplici. Ci ha, infine, dimostrato come possiamo farlo, anche alla luce della recente Enciclica di Papa Francesco Laudato si’.
Nel terzo ed ultimo incontro del 16 ottobre 2015, don Luigi Ciotti ha affrontato il tema del cibo legato alla giustizia, ricordandoci il monito contenuto nel videomessaggio che Papa Francesco ha inviato in occasione dell’evento “Le Idee di Expo 2015 – Verso la Carta di Milano”: “Ricordiamoci che la radice di tutti i mali è la inequità (cfr Evangelii gaudium, 202). A voi desidero ripetere quanto ho scritto in Evangelii gaudium: “No, a un’economia dell’esclusione e della inequità. Questa economia uccide. Non è possibile che non faccia notizia il fatto che muoia assiderato un anziano ridotto a vivere per strada, mentre lo sia il ribasso di due punti in borsa” (ibid., 53). Questo è il frutto della legge di competitività per cui il più forte ha la meglio sul più debole. Attenzione: qui non siamo di fronte solo alla logica dello sfruttamento, ma a quella dello scarto; infatti “gli esclusi non sono solo esclusi o sfruttati, ma rifiuti, sono avanzi”.
In questo contesto l’esperienza di Libera è molto interessante per far capire che produrre cibo dalle terre sottratte alla mafia è un gesto di democrazia, è un segnale di speranza, è un atto di giustizia. Infatti “Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie” è nata nel 1995 con l’intento di sollecitare la società civile nella lotta alle mafie e promuovere legalità e giustizia. La legge sull’uso sociale dei beni confiscati alle mafie, l’educazione alla legalità democratica, l’impegno contro la corruzione, i campi di formazione antimafia, i progetti sul lavoro e lo sviluppo, le attività antiusura, sono alcuni dei concreti impegni di Libera.
Come ricordato da don Ciotti, facciamo nostro l’appello da lui firmato insieme a Ermanno Olmi e Carlo Petrini, “l’Expo non si riduca a un’esposizione senz’anima, dove si enunciano vasti programmi e nobili intenzioni, mentre si tace sulla povertà e le ingiustizie che opprimono la vita di milioni di persone”.
[1] Laureato in Scienze Politiche e specialista in Istituzioni e tecniche di tutela dei diritti umani presso l’Università di Padova, coordinatore del Progetto Etica e Politiche Ambientali della Fondazione Lanza e direttore dell’Associazione Diritti Umani – Sviluppo Umano di Padova
[2] Coordinatore della Commissione e della Rete interdiocesana Nuovi Stili di Vita – Padova