UN GRANDE PROGETTO PER GARANTIRE CURE MEDICHE A 45.000 PERSONE:
DA AGOSTO 2023 SONO IN FUNZIONE 3 DEI 4 PADIGLIONI DEL CENTRO OSPEDALIERO
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Contesto di riferimento
Comunità di Kalala-Diboko e Musefu, Kasai Central, Diocesi di Luiza, Repubblica Democratica del
Congo.
Situazione localeQuesto Progetto rappresenta una opportunità di sviluppo di due comunità: Kalala-Diboko e
Musefu.
La zona interessata si trova a sud-ovest della Repubblica Democratica del Congo; delimitata a Sud
dal confine con la Regione del Katanga, si trova all’incrocio tra due fiumi, Lulua e Luiza, che la isolano
completamente dal resto della Regione in quanto non ci sono ponti che la collegano ai principali
centri urbani. Questo isolamento geografico e la mancanza di infrastrutture si ripercuote su ogni
possibilità di sviluppo e rende più difficile e costoso qualsiasi tipo di intervento.
Nonostante la posizione sfavorevole è una zona con una popolazione (circa 45.000 abitanti) molto
attiva e laboriosa che ha sempre cercato di darsi da fare per il proprio sviluppo, specialmente
attraverso l’agricoltura ed il piccolo commercio, ma la lontananza da strutture sanitarie e
ospedaliere rende la vita piuttosto difficile e precaria. Inoltre non sono presenti nella zona servizi
pubblici di alcun tipo e neppure industrie e questo rende difficile pensare ad uno sviluppo
significativo che modifichi la situazione di degrado generale per i poveri. A ciò si aggiunge la
situazione difficile anche dal punto di vista educativo: esistono delle Scuole Statali, della Chiesa
Cattolica e Protestante, che vanno dalle elementari alle superiori (le scuole della Chiesa in questa
zona sono solo le elementari), ma lo Stato non finanzia le scuole per cui le famiglie devono pagare
per tutto il necessario (libri, divise, insegnanti ecc.) e questo per le famiglie povere è una difficoltà
insormontabile, che rende impossibile mandare a scuola i bambini o fa interrompere gli studi prima
del completamento.
La situazione generale del paese risente fortemente della instabilità politica e sociale cronicizzatasi.
In più, questa zona soffre tutt’ora delle conseguenze del grave conflitto armato che, fra il 2016 e il 2017,
ha messo a fuoco e ferro tutto il Gran Kasai e ha coinvolto pesantemente la popolazione civile,
le strutture educative, sanitarie e pastorali, principalmente quelle cattoliche. Le statistiche ufficiali
parlavano allora di 5.000 morti mentre la lettura di oggi parla di 20.000 vittime, molte delle quali
decapitate, 1.600.000 rifugiati per lo più in Angola o in altre zone del paese. L’UNICEF ha lanciato un
appello per l’aiuto a più di 500.000 bambini a rischio morte per fame.
A metà settembre del 2017 si era tenuto a Kananga (capoluogo del Kasai Central) un “forum” per la
pace nel Gran Kasai per parlare di riconciliazione. Lo Stato aveva promesso allora l’impegno per lo
sviluppo e il consolidamento della pace. Ma alla data odierna la pace rimane ancora precaria e gli
aiuti dello Stato rimangono su carta.
Descrizione del progetto e obiettivi
La gente di queste comunità (circa 45.000 persone secondo le ultime statistiche) vive poveramente,
anche se dignitosamente, di agricoltura e piccolo commercio, ma ha una grande emergenza: quella
sanitaria. L’unico dispensario presente è insufficiente e manca del necessario e raggiungere
l’ospedale più vicino di Masuika significa attraversare il fiume Lulua con gli unici mezzi a
disposizione, che sono piroghe fatte con i tronchi di alberi, e fare a piedi o in bicicletta 26 km. I fiumi
sono insidiosi e caderci dentro spesso significa morire divorati dai coccodrilli. La distanza di 26 km
dall’ospedale se per noi, che abbiamo auto e ambulanze, non è un problema, per una partoriente
con problemi significa la morte quasi sicura della mamma e del bambino.
Quando don Raymond,
Parroco di Dogana (RSM) e Responsabile del progetto, nell’estate 2016 è andato in Congo per
mettere a punto il progetto, ha visto morire davanti ai suoi occhi due bambini piccoli, una donna
durante il parto e un ragazzino di 16 anni che gli avevano portato durante la notte perché pregasse
su di lui e che poi è spirato verso le 9,00 di mattina. Se ci fosse stato un efficace e qualificato
intervento medico forse si sarebbero salvati. Di fronte a queste situazioni si capisce il dramma e
l’ingiustizia che subisce questa povera gente e non si può rimanere indifferenti. É per questo che
Carità senza Confini ha deciso di costruire il Centro Ospedaliero.
Il Centro ospedaliero prevede una sala operatoria, un reparto maternità, un reparto di degenza
e ambulatori di primo intervento.
Il progetto è partito nel 2016 e dopo la prima fase della fabbricazione a mano di mattoni, alla fine
della quale si erano ottenuti 110.00 mattoni, i lavori sono stati sospesi a causa del già citato conflitto
armato senza, però, conseguenze per i fondi raccolti e il lavoro fatto.
Peraltro questa situazione ci ha fatto comprendere l’urgente necessità del Centro ospedaliero per
contribuire a salvare molte vite umane minacciate dalle conseguenze nefaste dell’atroce conflitto,
che purtroppo in questo Paese non è un evento isolato.
Nei successivi anni e sino ad oggi i lavori sono continuati con inevitabili periodi di sospensione
a causa della stagione delle piogge, della necessità di trovare finanziamenti e negli ultimi tre
anni dalle difficoltà create prima dalla pandemia di Covid e poi dalla guerra in Ucraina,
che, oltre a focalizzare quasi ogni attenzione, anche finanziaria, dei Paesi europei, ha reso
difficoltoso reperire i materiali e ha provocato un aumento esagerato dei prezzi.
È stato inviato un container contenente tutta l’attrezzatura per la sala operatoria, per la sala
parto per il laboratorio analisi, piastrelle e vernici, tutti gli arredi per i 30 posti della degenza, presidi
medici e sanitari, vestiario e altro ancora. Tutto il materiale del container, con non poche
difficoltà e con costi elevati, è stato trasportato da Lubumbashi a Kalala-Diboko.
DA AGOSTO 2023 TRE DEI QUATTRO PADIGLIONI CHE COMPONGONO
IL CENTRO OSPEDALIERO SONO IN FUNZIONE!
La popolazione locale di oltre 45.000 persone ora ha accesso alle cure mediche ma il bisogno è
tanto che non abbiamo posti sufficienti per accogliere tutti i malati. Per questo è indispensabile
finire ciò che ancora manca: il completamento del quarto padiglione, il più grande che ospita la degenza
e la pediatria, e delle latrine esterne, l’installazione dell’inceneritore e della cisterna per l’acqua e
l’acquisto di un generatore, perché i pannelli solari presenti non producono sufficiente energia elettrica.
Le strumentazioni e gli interni :
GALLERIA FOTOGRAFICA
La preparazione del terreno
Tutti collaborano per fare i 110.000 mattoni che servono per la costruzione
Si lavora alle fondamenta…
…e si arriva al tetto
Pur con tante difficoltà i lavori vanno avanti
Oggi siamo vicini al traguardo!
Grazie al vostro aiuto il Centro ospedaliero potrà salvare e curare molte persone.
Responsabile del progetto per i collegamenti e i contatti necessari in loco è: Don Raymond NKINDJI
SAMUANGALA (Via Alfonso Giangi, 40 47891 Dogana – Repubblica di San Marino Tel.: 0549.905649
/ 3357333169 e-mail: rsnkindji@omniway.sm), mentre Direttore del progetto in Congo è: Ing.
Martin WIDJILOWU, affiancato dall’AVV. Prof. Boniface KABANDA MATANDA.
Sul posto, oltre al Responsabile Martin WIDJILOWU, ci sono due ingegneri che dirigono i lavori.
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